Ti tenevo per mano
mentre la sera penzolava
dalle foglie del tiglio.
Ti era seduta accanto
la mia ultima volta:
poi sparisti oltre
il limite della memoria,
nella terra del tuo
primo respiro;
e falena volasti
nel prato umido di silenzio
fino alla finestra illuminata
da una luce che
potesse riscaldare
il tuo mantello di buio.
Pensavi a un'anima immortale
forgiata dagli dei
stampata nell'eterno:
eri il sogno del tuo sogno!
Un calamaio che voleva raccogliere
tutte le parole dei tempi.
L'ultima volta
mi davi del Lei e
mi guardavi smarrita.
Avevi perso anche quel po' di paradiso
che ti sei permessa d'inventare
in quel tuo mondo di preghiere
e quelle favole di cieli
riflessi ora nel pozzo oscurato
del rarefare della mente.
Valdobbiadene 19 aprile 2009 - Auditorium CELESTINO PIVA
venerdì 19 giugno 2009
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1 commento:
Ciao Bruno, è una poesia bellissima e dolorosissima, nella quale ritrovo una parte della mia vita.Purtroppo anche il "sogno" si dissolve e con esso crudelmente anche la "pietà". La porta di un mistero? Forse, ma è difficile pensarlo in tanta sofferenza.
Un abbraccio e buona vita
Flavia
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